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Questo testo è stato scritto per rispondere ad alcuni interrogativi posti dal collega Nazmul Ahsan (Senior Program Officer at ActionAid Bangladesh). Ho pensato potesse essere utile per chiarire alcune questioni in gioco nel nostro lavoro programmatico.
Un’alternativa economica può creare un’alternativa credibile basata sui diritti umani? I due aspetti sono complementari o uno si aggiunge all’altro?
In primo luogo, penso sia necessario definire i termini. Nel manuale di ActionAid People’s Action In Practice, riguardante l’approccio basato sui diritti umani (disponibile qui in inglese: http://bit.ly/1QQxCaQ) c’è solo la definizione dell’alternativa economica al femminile, che è definita come “una soluzione innovativa che intende dare risposta allo squilibrio di genere che caratterizza il sistema economico presente (sia al livello micro che macro) e che riconosce il valore del lavoro di cura non pagato”, mentre le alternative sono definite come “idee che aumentano il raggio dei nostri interventi presenti o dei nostri modelli – promettendo qualcosa di diverso per il futuro, qualcosa di positivo, qualcosa che cambia i sistemi”.
In questo quadro, dobbiamo considerare un’alternativa economica solo un cambiamento strutturale, ad es. un sistema fiscale più equo? Più avanti, nel manuale, il raggio dell’alternativa economica è un po’ ristretta; leggiamo: “Molto del nostro lavoro di promozione di alternative economiche per le donne sarà indirizzata alle giovani donne, riducendo le molteplici responsabilità di lavoro di cura che esse si sobbarcano e aiutandole a trovare nuove forme di [generazione di] reddito sostenibile”.
Possiamo pertanto dire che le alternative economiche e le alternative basate sui diritti sono intrecciate e complementari. Sono intrecciate perché, per esempio, un sistema di imposte più giusto è sia un’alternativa economica, sia un’alternativa basata sui diritti; lo stesso si può dire per una misura universale di sostegno al reddito.
Complementari perché, per esempio, rafforzare delle piccole imprese portate avanti da chi è in situazione di povertà è un’alternativa economica (volta a superare la condizione di povertà), che, insieme ad altre alternative (come rafforzare l’occupabilità delle persone), è necessaria ma non sufficiente per superare la povertà. Per esempio, non tutti possono iniziare un’attività economica, o trovare un lavoro decente, magari per ragioni di salute, di età o per qualche tipo di discriminazione.
Al tempo stesso, le alternative basate sui diritti sono necessarie, ma anch’esse non sono sufficienti. Un reddito minimo è utile a creare una sicurezza per persone in situazione di povertà, ma non è una risposta per un giovane o un adulto che vuole un lavoro. Un altro esempio: un sistema sanitario universale è una alternativa basata sui diritti fondamentale, molto utile ad evitare che le persone cadano in povertà, ma non è sufficiente in sé per combattere la povertà delle famiglie.
L’alternativa economica incide sulle cause strutturali della povertà?
In qualche modo l’ho indicato sopra, mostrando come le alternative economiche e le alternative basate sui diritti sono intrecciate.
E’ evidente che le micro-alternative economiche non cambiano il sistema, ma inseriscono alcune nel persone nel sistema; sono alternative in quanto cambiano – o possono cambiare – i rapporti di potere.
Posso aggiungere che, da un punto di vista empirico e storico, le due componenti si retroalimentano: le persone che migliorano la propria condizione economica, probabilmente lotteranno per i propri diritti (non solo economici), laddove i diritti civili, politici e sociali universali mettono le persone nelle condizioni di avere alternative economiche.
Quali sono gli aspetti che dobbiamo assicurare nel nostro lavoro volto a creare alternative economiche?
Penso che questa domanda sollevi una gran mole di questioni, ma cerco di rispondere con tre punti:
1) Le alternative economiche, sia nel senso ristretto, sia in quello ampio, devono essere efficaci. Se una famiglia avvia un’attività economica, deve essere sostenibile nel lungo periodo e permettere veramente alla famiglia di non essere più povera.
2) Le alternative economiche devono essere “buone” da un punto di vista ambientale e sociale. Questo punto certamente si scontra molto spesso con il primo, ma un’alternativa economica ingiusta non è, per definizione, un’alternativa.
3) Detto ciò, il “problema” delle alternative economiche (e, penso, di gran parte di ciò che succede nel regno dell’economia) è che la molti cambiamenti – non tutti, ma molti – sono positivi per alcuni e negativi per altri, almeno in termini comparativi. Questo punto deve essere tenuto a mente, benché sia impossibile fare qualcosa in questo campo cercando di risolverlo.
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I wrote this text as an answer to some questions Nazmul Ahsan (Senior Program Officer at ActionAid Bangladesh) asked to the colleagues. Maybe it could be useful to clarify some issue at stake in our program work.
Does Economic Alternative can create credible rights based alternative? it is complementary or supplementary?
First of all, I think is necessary to agree about the terms. In the ActionAid Human Right Based Approach manual, People’s Action In Practice (available here: http://bit.ly/1QQxCaQ) only feminist economic alternatives is defined, as “innovative solutions that seek to address the gender biases in the present economic system (at both micro and macro levels) and that recognise the significance of unpaid care work”, while alternatives are defined as “ideas which stretch the scope of our existing interventions or frameworks – promising something different for the future, something positive, something that changes systems”.
Whithin this framework, we must consider as economic alternative only a structural change, as, for instance, a more fair fiscal system? Maybe not: further in the handbook the scope of economic alternative is narrowed a little bit; we read “A lot of our work in promoting economic alternatives for women will focus on young women, reducing the multiple responsibilities of care work they juggle and helping them find new forms of sustainable income“.
Holding that true, we can say that economic and right based alternative are intertwined and complementary.
Intertwined because, for instance, a fairer tax system is both a right based and an economic alternative; the same is for a minimum income scheme.
Complementary, because, for example, strengthening small business held by people in poverty, is an economic alternative (to overcome poverty), that, along with other economic alternatives (as strengthening occupability), is necessary, but not sufficient to overcome poverty. For example, not all people could run a small business or find a decent work, because of illness, age, or discrimination.
In the same way, right based alternatives are necessaries, but not sufficient too. A minimum income it’s right to create a safety net for people in poverty, but it isn’t an answer for a young or adult women or man who would like to have a job. To put another example: a universal health system is a fundamental right based alternative, very useful to prevent people to fall in poverty, but it’s not sufficient to overcome poverty in itself.
Where the economic alternative hit to change the structural cause?
Somehow I’ve answered this question above, showing how right based and economic alternatives are intertwined.
It’s clear that the micro economic alternatives doesn’t change the system, but insert some people into the system; they are alternative because they change – or may change – the power relations.
I can add that, from an historical and empirical point of view, the two side have a circular feedback: people who are improving their economic position, will probably fight for their rights (not only economic), while universal civil, political and social rights give all opportunities to have economic alternatives.
What are the key aspects we need to ensure in our work on creating economic alternative?
I think this question deals with many many issues, but I try to answer with three points:
1) Economic alternatives (in the broad and narrow meaning) have to be effective. If a family starts a small business, it has to be sustainable in the long term, and give the family the very opportunity to escape poverty.
2) Economic alternatives has to be also environmental and social sound. This goal, of course, many times clashes with the first point, but an unjust economic activity is, by definition, not an alternative.
3) Said that, the “problem” of the economic alternatives (and, I think of most of the economic realm) is that many changes – not all, but many – are beneficial to someone and detrimental to others, at least in a comparative way. This point has to be kept in mind, notwithstanding it’s quite impossible to deal with it and, at the same time, do something in this field.
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